Il Sagrantino. Un vino-gioiello dalla regione Umbria.
Il Sagrantino è un vitigno tipico della regione Umbria. Tradizionalmente utilizzato per produrre il “vino da messa”. Da vino dolce a vino secco per un’ascesa inarrestabile che ne fa uno dei vini più interessanti.

La meravigliosa natura collinare umbra
Umbria: il cuore dell’Italia.
Si tratta di un vitigno autoctono dell’Umbria, diffuso principalmente nell’area di Montefalco. In un piccolo areale collinoso fra Montefalco, Spoleto e Foligno. La zona è la collina umbra medio-alta caratterizzata da terreni marmosi, argillosi e ricchi di arenaria.
Sagrantino: un vitigno difficile e sorprendente.
Le uve da Sagrantino contengono un quantitativo di polifenoli, antociani e tannini che supera di gran lunga tutte le altre uve italiane. Per questo in passato, si vinificava principalmente in versione dolce. Considerato per molto tempo un vino rustico, difficile da bere da solo, e da abbinare, il Sagrantino vive una rinascita dagli anni ’90. Da quando, grazie all’impegno e alla caparbietà di un manipolo di vignaioli, ha cambiato veste. Mietendo successi nazionali ed internazionali come grande vino rosso. Il Sagrantino di Montefalco è un vino DOP, ma dal 1992 il Sagrantino di Montefalco si fregia della DOCG. Si ottiene da uve al 100% di Sagrantino con affinamento in legno per 30 mesi almeno. Insieme al Torgiano costituisce l’altra DOCG umbra.

Il bellissimo villaggio medievale di Montefalco.
Il vino da uve Sagrantino.
Coltivarlo non è semplice, le uve maturano tardive e la produzione non è mai regolare, ma varia molto da stagione in stagione.
Il Sagrantino, dunque è un vino rosso, di grande struttura e corpo, intense nei profumi. Dotato di una eccezionale capacità di invecchiamento. Che ne fa un vino da investimento. Un vino potente, che racconta di un passato contadino che guarda verso il futuro. La versione dolce è ottenuta da uve passite. Le versioni riserva e DOCG utilizzano sapientemente il legno, per calibrare le componenti dure del vino e incontrare il gusto internazionale.

La piazza centrale del Comune di Montefalco.
La storia del Sagrantino.
L’origine storica del vitigno non trova tutti d’accordo. Esistono, infatti due diverse teorie: provenienza dall’asia minore oppure dalla macedonia. In entrambi i casi, tuttavia, siamo di fronte ad un vitigno millenario.
Il villaggio di Montefalco, sembra sia stato rinominato, nel 1200, addirittura da Federico II di Svevia. Grande sovrano e letterato, amante dell’arte della falconeria. Utilizzato per produrre vini da messa, e per questo sembra si fregi del nome Sagrantino. Il miglior interprete di questo vitigno è, indubbiamente Marco Caprai, il primo ad investire sulla vinificazione secca. Un nome che si deve ricordare in quanto, senza la sua caparbietà, si sarebbe probabilmente interrotta la millenaria storia di questo vitigno. Seguito presto da altri produttori locali dell’areale come Antonelli San Marco, Adanti, Bocale,Còlpetrone, Miziade Antano Fattoria Colleallodole, Perticaia, Scacciadiavoli. La versione dolce passita si produce ancora, notevole il Castelbuono.

Grappoli di Sagrantino in appassimento per il vino dolce.
Il Sagrantino passito
La produzione di questa versione dolce del sagrantino fa riferimento alla tradizione locale umbra. L’appassimento avviene in fruttai a ventilazione naturale, tradizionalmente fino al periodo natalizio. Dopo la fermentazione il vino viene elevato in barrique per quasi un anno e mezzo successivo alla vendemmia. Il colore è anche per la versione dolce porpora-nero con profumi che dalla mora e amarena virano in vecchiaia verso il cioccolato e amarene sotto spirito. Al palato è ricco e profondo e si perde in un allungo infinito.
Il colore del Sagrantino

Scheda di degustazione vino Sagrantino
Scuro, tendente al viola, quasi nero.
Il profumo del Sagrantino.
I profumi sono fruttati, di frutti maturi e scuri come la prugna, e freschi come il lampone e la ciliegia (soprattutto nei vini giovani). Le componenti floreali rimandano alla rosa. Quelle speziate alla cannella e anice stellato. Note erbacee e balsamiche come salvia ed eucalipto sono sempre presenti nei vini di qualche anno. Come anche note tostate di caffè.
Il gusto del Sagrantino
Al palato è secco, caldo, tannico di gran corpo. La rotondità, dipende direttamente dall’uso del legno nell’elevazione e dall’invecchiamento. Infatti, come noto, I tannini si smussano e si integrano con le componenti morbide con l’età. Si tratta dunque di un vino che va degustato preferibilmente dopo qualche anno dall’imbottigliamento. Decisamente persistente. La competizione fra i produttori si glioca quindi sulla capacità di interpretarne la freschezza e l’eleganza.

Sagrantino e carne…abbinamento perfetto
Come abbinare il Sagrantino.
Essendo un vino di gran corpo, dotato di eccezionale spinta tannica, va abbinato sapientemente. Altrimenti le componenti dure (come il tannino e l’acidità) potrebbero essere rafforzati nell’abbinamento con le pietanze. Inficiando la piacevolezza del bicchiere. Attenzione, dunque, all’abbinamento con piatti piccanti. Abbinata principe è chiaramente con la carne. Possiamo seguire le regole del Sangiovese, con un po’ più attenzione sulle componenti speziate e le cotture asciutte. Meglio optare sulla succulenza delle pietanze che risulterà bilanciata dall’astringenza tannica. Arrosti e formaggi stagionati saranno perfetti. Il Sagrantino in versione dolce, si abbina in modo splendido al cioccolato. Provare per credere.