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Il Lambrusco: un vino da riscoprire

Il lambrusco è decisamente un vino conosciuto, ma da riscoprire. Oscurato spesso da pregiudizio e da mancanza di familiarità con le sue numerose espressioni.

Anziché che di Lambrusco dovremmo infatti parlare di lambruschi, riferendoci più ad una famiglia di vitigni che ad una singola varietà. Si tratta di vitigni autoctoni che da migliaia di anni vengono coltivati nella zona e che, hanno costituito per le generazioni di contadini, spesso un alimento più che una bevanda. Il classico vino del contadino che a fatica sta tentando di rinnovarsi e di esprimersi con più forza sui mercati nazionali ed esteri.

Dalla terra della grande allegria.MAPPA DEL LAMBRUSCO - LAMBRUSCO WINE ZONE

La zona del Lambrusco si estende fra le provincie di Modena e Reggio Emilia. Siamo ufficialmente nel regno dei vini frizzanti.  In questa zona si producono tradizionalmente il Reggiano, una volta denominato Lambrusco Reggiano, noto per la bevibilità e leggerezza. Gli altri lambruschi si producono a maggioranza nella zona di Modena. Il più noto è sicuramente il Lambrusco di Sorbara, ma il Salamino di Santa Croce  e il Grasparossa di Castelvetro offrono sensazioni più strutturate e corpose. Questi vini si annoverano nella DOC delle terre da grande allegria.

EMILIA ROMAGNA WINES - VINI EMILIANI E ROMAGNOLI LAMBRUSCO

Una tradizione millennaria.

La viticoltura in Emilia-Romagna, è antichissima. conobbe lo sviluppo maggiore sotto gli Etruschi che qui affiancarono le coltivazioni di Vitis Vinifera a quelle di Vitis lambrusca. Stiamo infatti parlando di due specie leggermente differenti. Quando nel 179 a.C. i Romani espanderanno la loro influenza nella zona, troveranno dunque una viticoltura già avviata, contribuendo cn facilità all’esplosione della produzione. Ne parlarono Marco Terenzio Varrone nel De rustica e Plinio il Vecchio nel Naturalis Historia. Dopo la caduta dell’Impero romano e il susseguirsi delle invasioni barbariche devastatrici, la viticoltura della zona, come anche in altre parti d’Italia i interrompe. Sarà, come noto, grazie all’attività di catalogazione e conservazione dei monaci, che specie e tecniche sopravvivranno al periodo buio.

Ancestrale, Charmat o  Fermo.

Per centinaia di anni i vini si sono prodotti in questa zona con il metodo ancestrale, ossia una rifermentazione naturale spontanea in primavera al risveglio dei lieviti selvaggi. LAMBRUSCO WINE VINO
Le versioni secche ed abboccate giungeranno quindi successivamente, quando il lambrusco dolce, rifermentato in bottiglia avrà trovato i suoi estimatori, come vino facile e di piacevole beva. I produttori inizieranno quindi ad investire sulle espressioni dei vitigni , arricchendo l’offerta di nuove tipologie.

I numeri

Da sempre vino enormemente esportato, ha raggiunto negli ultimi anni vette di produzione strabilianti. Tuttavia, la reputazione di questi vini continua ad essere medio bassa. Anche se sono amati, soprattutto dalle nuove generazioni perché si prestano benissimo ad abbinamenti da aperitivo.
Tuttavia, non tutti sanno che il lambrusco ha vissuto un periodo d’oro agli inizi del novecento, soprattutto grazie da una cantina, la Chiarli, che riuscì addirittura a portare il suo Lambrusco all’esposizione universale di Parigi.

Il Lambrusco nella sua espressione di dolcezza, un vino da provare.

Iniziamo da un vino decisamente insolito e fori dagli schemi, il Lambrusco di Grasparossa in versione dolce. Nel deserto espressivo che purtroppo da tempo contraddistingue i lambruschi dolci, ridotti spesso a bevanda zuccherina con grossolana presa di spuma e poca struttura, qualche stella brilla.
Alcuni, come il Gibellini, offrono un lambrusco dolce di eccezionale qualità, come il Puntamora, ottenuto al 90% da uve lambrusco Grasparossa e saldo di Ancellotta. Appassimento naturale sulla pianta  con raccolta rigorosamente realizzata, come tradizione vuole, nella settimana dei Santi. In barba ai cambiamenti climatici. La rifermentazione avviene in autoclave, con il metodo Martinotti , lo stesso utilizzato nella produzione del prosecco. Il vino che ne deriva è rosso porpora scuro, profumato di frutti di bosco, amarena e prugna, rabarbaro, china ed erbe officinali. Al palato offre la spinta tannica bilanciata da morbidezza e sofficità, grazie alla delicata dolcezza e fine perlage. Un vino equilibrato che riesce a conquistare anche i più scettici delatori del lambrusco.

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Il colore del Lambrusco.

In genere tutte le tipologie di lambrusco presentano una colorazione accattivante, che va dal rosso rubino al porpora per i rossi. Oppure dal rosa cerasuolo o chiaretto per i rosati di Sorbara. Il Lambrusco Grasparossa, Marani, di Reggio e Mantova al contrario, presentano una colorazione più intensa. Fra i due il lambrusco Salamino presenta una colorazione rubino chiaro. La consistenza è generalmente media, infatti il tenore alcolico dei lambruschi in generale, è di modesta entità.

il colore del lambrusco - lambrusco wine color

Il profumo del Lambrusco.

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Dal punto di vista olfattivo, tutti i lambruschi sono più intensi che complessi, con tratti comuni legati alla vinosità e fruttato di frutti rossi di lampone, mora e ciliegia. Le note floreali di rosa rossa e speziatura delicata di pepe nero e chiodo di garofano. Il lambrusco di Sorbara e quello Salamino offrono un corredo leggermente più minerale ed etereo- Il Grasparossa un fruttato più scuro di ciliegie mature e prugne. Rispetto agli altri, Il Maestri offre caratteri olfattivi più decisi.

Il gusto del Lambrusco.

Il lambrusco è un vino fresco e sapido di medio corpo. Come abbiamo detti il contenuto alcolico è modesto, e i tannini presenti ma mai troppo invadenti.
Di buona persistenza con sentori di ritorno che sesso confermano le note olfattive percepite al naso. Le differenze al gusto sui vari lambruschi sono però decise. Mentre il Lambrusco di Sorbara offre una struttura delicata ed una fortissima freschezza, il Grasparossa è più tannico, meno fresco. Il Salamino si colloca fra i due precedenti, fresco e tannico. Per questo che è apprezzato come una delle espressioni più equilibrate di Lambrusco. Il Maestri risulta più strutturato e corposo.

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Il Matrimonio d’amore: Lambrusco e cibo.

Se in Romagna se magna e in Emilia si beve, il confine culturale decisamente molto labile fra le due zone della regione. Sicuramente la zona del Lambrusco è legata alla tradizionale produzione di insaccati e salumi. Molti dei quali si fregiano della Dop come la coppa, la pancetta e il salame piacentini, il culatello di Zibello e i prosciutti di Modena e Parma. Il cappello del prete, salume igp a forma di tricorno, il salame felino tipico del parmense, la spalla cotta di san secondo e la salama da sugo ferrarese. Per non parlare dell’abbondanza dei formaggi. Ricette gustosissime come le Tigelle e il celebre Gnocco fritto. Tra i dolci spiccano il certosino di Bologna, un pan di spezie di origine rinascimentale e la Spongata, una sfogliata di pasta briseè ripiena di frutta secca.

Un vino cantato.

La musica e la poesia hanno dedicato pensieri al lambrusco. Uno degli abbinamenti epici resta quello citato da Luciano Ligabue nella sua Lambrusco e Pop-corn, brano pop degli anni novanta. Dove si invita ad un incontro fra “un bicchiere di vigna e un vassoio di mais già scoppiato”. Quasi a celebrare un mix di vita giovane e contaminazioni d’oltreoceano, con le radici regionali.
E il poeta Giosuè Carducci non ha mancato di celebrare il suo amore per questo vino. Nei suoi scritti all’amica contessa: “Domineddio fece apposta il lambrusco per annaffiare la carne”. L’abbinamento è fatto.