L’olio Extravergine di Oliva: storia, produzione e qualità di un prodotto straordinario
L’Olio Extravergine di oliva: esploriamo insieme la storia di questo prezioso elisir.
Questa è la storia di una pianta e di un prodotto che hanno segnato la storia dell’uomo. Lungo le coste del Mediterraneo sono stati trovati noccioli di oliva risalenti a 40.000 anni fa. Sembra incredibile ma è proprio così. Non conosciamo con precisione l’inizio della produzione dell’olio d’oliva. Nonostante questo, il prezioso nettare ha sempre fatto parte della nostra vita e della nostra cultura. Come noto, infatti, l’olivastro selvatico era stato addomesticato e utilizzato nella produzione di olio in Libano, Siria, Israele e Palestina. Ma è nell’antica Grecia che l’olivo domestico si trasforma in vero e proprio emblema della cultura.
Gli usi dell’Olio di oliva nell’antichità
Fondamentale per molti usi: dalla illuminazione degli spazi privati alla cura del corpo. L’olio era indispensabile nella vita di ogni greco e di ogni atleta. È significativo notare che, i vincitori delle Olimpiadi ricevevano anfore piene di olio come premio. L’albero è scelto come simbolo identitario dal popolo greco, che lo celebra nella sua mitologia. Lo ritroviamo principale protagonista del mito della dea greca Atena. La quale percuote la terra e fa nascere l’albero di olivo come promessa di utili e di pace. È proprio nelle colonie costiere della Magna Grecia in Enotria, che l’olivo attira l’interesse del popolo etrusco. Gli Etruschi apprendono dai Greci le tecniche per produrre e conservare l’olio d’oliva. Tuttavia, l’arrivo dei Romani a cambiarne le strategie commerciali per la diffusione.
L’olio di oliva nell’Antica Roma
I Romani, infatti, comprendono immediatamente che l’olio può essere utilizzato in vari modi. Sia come combustibile che come preziosa fonte di calorie nell’alimentazione. Presto, sia all’interno che all’esterno dei confini di Roma, si inizia a produrre l’olio di oliva. Non solo, lo si classifica anche in base alla qualità delle olive raccolte. Le anfore, fino a quel momento dedicate al vino, si trasformano in importanti contenitori di olio (amphora olearia). In ogni villa romana di prestigio si comincia ad avere un uliveto e un frantoio privati. Un grande successo per questo prodotto che sarà al centro della vita romana fino alla caduta dell’Impero.
Il Medio evo e il grande freddo
Europa: V e VIII secolo d.C. Il grande freddo e il periodo di guerre e carestie assestano un duro colpo alla ovicultura. Dobbiamo attendere, quindi, l’anno Mille per vedere la rinascita sia della vite che dell’olivo. Grazie, come noto, all’impegno dei monaci e dei loro monasteri, piccole roccaforti con meravigliosi giardini. In questo periodo, la Puglia e la Calabria, si affermano come leader nella produzione di olio di oliva. Questo primato viene riconfermato anche durante il Rinascimento, in particolare nel settore industriale dell’illuminazione. Nel frattempo, Firenze e Venezia pongono in evidenza la qualità del loro olio ai commercianti e alle famiglie nobili europee. Infatti, la lana e i saponi, di cui queste due città italiane sono i maggiori produttori, sono realizzati utilizzando olio locale.
Da lubrificante ad alimento: l’olio dopo la rivoluzione industriale
Nel 1800, durante la rivoluzione industriale, l’olio italiano inizia a subire un declino. Il petrolio si afferma rapidamente come un valido sostituto per l’illuminazione e l’industria tessile. Solo nel ‘900 si riscopre un rinnovato interesse degli italiani nei confronti della pianta d’olivo. Alla fine dell’800 inizia il periodo delle forti migrazioni. Gli emigranti italiani iniziano a far conoscere il potenziale dell’ulivo e dell’olio per l’alimentazione, specialmente negli USA, in Australia e in Nuova Zelanda. Si apre così un periodo d’oro per l’olio, che torna a giocare un ruolo centrale nella vita degli italiani all’estero. La Puglia riafferma la sua posizione come la regione più produttiva e fruttifera del paese, tenendo testa addirittura all’intera Spagna. Un potenziale competitivo destinato però a soccombere nel corso del tempo.
Dalla coltivazione alla raccolta: il ciclo vegetativo dell’olivo
Iniziamo con le presentazioni: l’olivo domestico, olea europea sativa, fa parte della famiglia delle Oleaceae. Si distingue dal suo parente selvatico, olivaster, per forma e dimensioni, comprese quelle delle olive. L’olivastro selvatico si presenta infatti come un arbusto spettinato, con esemplari che possono raggiungere dimensioni notevoli. Produce olive di forma ridotta rispetto al suo parente addomesticato. È una pianta sempreverde che, come sostengono i contadini, prospera con poco: silenzio, solitudine, siccità, sole e sassi. Ha bisogno di un clima temperato, privo di forti variazioni di temperatura, con valori che non scendono mai sotto i -5°C (23°F). È quindi un albero che non tollera bene il freddo, mostrando difficoltà con le nevicate e ancor di più con le gelate. Per garantirne una crescita sana, il clima ideale è quello marittimo del medio e basso Mediterraneo, escludendo le aree montane.
Dove prosperano gli olivi
Ma non è solo il clima a influenzare la crescita e la rigogliosità dell’olivo; anche il tipo di terreno, l’esposizione e la posizione dell’innesto sono fattori essenziali. Pur essendo una pianta adattabile, preferisce terreni ghiaiosi che trattengano il calore del giorno e facilitino il drenaggio dell’acqua in eccesso. Per il suo benessere, è consigliabile evitare terreni sabbiosi e argillosi, così come quelli eccessivamente compatti e asfittici, che trattengono aria e umidità stagnante. Questi fattori possono infatti favorire la crescita di muffe e altri microrganismi dannosi per la pianta. Le regioni più vocate nel nostro paese sono la Puglia, la Toscana, il Lazio, La Calabria, la zona lombarda del Garda, la Liguria. Senza dimenticare la Sicilia e la Sardegna.
L’olio italiano: una tradizione millenaria
Vi è mai capitato di passeggiare in un uliveto e notare una pianta che si distingue nettamente dalle altre? Oppure, avete mai osservato che le olive acquistate nel negozio sotto casa variano in forma, dimensione, colore e sapore? Se sì, avete fatto bene a notare queste differenze, perché ogni varietà di olio d’oliva porta con sé una storia e un carattere unici. Ogni goccia racchiude il duro lavoro e la passione degli olivicoltori. Questi coltivatori lavorano con cura e dedizione le 715 diverse cultivar del nostro territorio. Che si tratti di arricchire una fetta di pane croccante o di completare un piatto di pasta al pomodoro, l’olio d’oliva è un ingrediente fondamentale nella cucina italiana. Un vero e proprio simbolo di tradizione e qualità.
Le principali Cultivar italiane da provare una volta nella vita
E in Italia ce n’è per tutti i gusti: dalla piccantissima e amarissima Coratina pugliese, alla fresca e vegetale Itrana verde laziale. Dalla nobile e affascinante Taggiasca ligure alla dolcissima e gentile Ascolana Tenera marchigiana. Passando per la vulcanica Nocellara Etnea siciliana e la croccante Casaliva della Riviera del Garda. Infine, dall’amara e intensa Moraiolo toscana alla speziata e aromatica Bosana sarda.