Carnevale: la festa più pazza e le ricette per i golosi
Carnevale: la festa più pazza dell’anno! Un paradiso per i golosi e per chi ama esternare la propria allegria.
Che abbia inizio la festa più divertente e allegra dell’anno! Ogni scherzo vale, si dice… Perciò largo anche ai bagordi! Frittelle, cioccolata e caramelle. E in Italia, patria del buon cibo, si sa, possiamo andare sul sicuro.
Il Carnevale nell’antica Roma: parola d’ordine caos
Il Carnevale è una festa che ha radici antichissime. Nasce nell’antica Roma, molto probabilmente dai riti pagani chiamati Saturnali, celebrati a dicembre, per salutare l’inverno e accogliere la primavera. Durante queste celebrazioni, ci si lasciava andare ai divertimenti più sfrenati, alla cupidigia, alle abbuffate e agli scherzi. Ma soprattutto era il momento in cui si poteva giocare capovolgendo i ruoli in attesa del nuovo anno. Il plebeo poteva atteggiarsi a nobile, e viceversa. In pratica, la parola chiave era caos! È per questo che, nel Medioevo, la chiesa decise di mettere un limite a questi festeggiamenti estremi. Spostò in prossimità della Pasqua i festeggiamenti del Carnevale così da interromperlo con l’arrivo della quaresima. In questo modo la stagione delle abbuffate e dei divertimenti si contrapponeva al periodo del digiuno e della penitenza.
Le feste di Carnevale più famose d’Italia.
L’Italia è uno dei paesi che meglio si esprime durante il Carnevale. Oltre al famosissimo Carnevale di Venezia, conosciuto in tutto il mondo e famoso per le meravigliose maschere tradizionali, ce ne sono alcuni meno conosciuti ma altrettanto importanti. Per esempio il Carnevale di Ivrea. Celebre per la spietata battaglia delle arance, che simula la contrapposizione tra nobiltà e plebe. Il Carnevale di Cento, in Emilia Romagna, è famoso per il cosiddetto gettito, cioè il lancio dai carri di palloncini e peluches. A proposito di carri allegorici, va menzionato sicuramente il Carnevale di Viareggio. Invece uno dei più antichi, risalente al 1300, è il Carnevale di Fano, nelle Marche. Famoso per il gettito di leccornie, come caramelle e cioccolatini. e in tutte le città, banchi e banchetti carichi di deliziosi street food.
Fritto è meglio!
Il giorno più importante delle celebrazioni di Carnevale è il martedì grasso, quando si banchettava a più non posso in previsione dell’arrivo della quaresima. Infatti, per la popolazione, il Carnevale rappresentava il periodo degli eccessi. E cosa c’è di più gustoso ed eccessivo di un bel dolcetto fritto? La tradizione prevede infatti una varietà incredibile di dolci fritti e ogni regione ha il suo. Vediamoli insieme:
-le Chiacchiere (chiamate anche Frappe) sono il simbolo del Carnevale. Si tratta di un impasto fatto di farina, burro e zucchero, tagliato poi a nastri e fritto. Le Frappe possono anche essere aromatizzate con marsala, o acqua di fiori d’arancio, oppure ricoperte con miele, o zucchero a velo o ancora cioccolata.
-le Castagnole (chiamate anche Tortelli) anche queste simbolo del Carnevale. Si tratta di frittelle tondeggianti, aromatizzate con vaniglia, scorse di limone e grappa, o rum. Vengono poi fritte e passate nello zucchero. Possono anche essere ripiene di crema pasticcera o di cioccolata. Nel nord Italia sono conosciute come Ravioli dolci e sono ripieni di marmellata, oppure ricotta e frutta secca.
Ogni regione d’Italia festeggia in modo diverso
-il Sanguinaccio è un dolce tipico della regione Campania. Si chiama così perché per tradizione veniva utilizzato il sangue del maiale colato. Oggi è più comune quello con solo cioccolato fuso, ma a Napoli si può trovare ancora l’originale. Solitamente il maiale veniva ucciso tra gennaio e febbraio (sant’Antonio Abate) e per questo la sua carne veniva usata in particolar modo durante Carnevale. Poiché “del maiale non si butta via niente”, il sangue veniva utilizzato per questo dolce grazie alle sue proprietà nutritive. Caratteristica principale del sanguinaccio, sangue o no, è l’aromaticità: cannella, vaniglia o altre spezie. Gli ingredienti sono: zucchero, cacao, farina, vino cotto o latte, cioccolato, frutta candita e noci.
-le Zeppole di San Giuseppe sono frittelle tipiche della tradizione napoletana che però affondano le loro radici nell’antica Roma, quando venivano consumate senza il ripieno, come delle focaccine. Le zeppole, chiamate anche bignè, sono tipiche sia del periodo di Carnevale che della festa del papà, che si celebra per l’appunto nel giorno di San Giuseppe, il 19 marzo. Di solito fritte e ripiene con crema pasticcera e amarene.
-la Cicerchiata è un dolce tipico del centro Italia. Si tratta di palline fritte ricoperte con miele, molto simili ai più famosi struffoli napoletani. Tradizionalmente fritte nello strutto oggi si trovano fritte nell’olio oppure al forno.
In conclusione, a Carnevale ogni scherzo vale, ma anche qualche chilo in più male non fa!
Queste prelibatezze effimere, che si presentano una volta all’anno, meritano di essere accompagnate dal nettare appropriato, un’armonia da non trascurare! Per deliziare i nostri sensi con tali leccornie, concediamoci un breve oblio della bilancia per un paio di lune: dopotutto… è Carnevale!